Intervista a Maggio
“Mi chiamo Acca-E Roberto e sono nato a Roma nel 1993”.
Maggio aka Roberto aka He Jie. Il suo nome cinese 何杰 He Jie significa ‘eroe/persona eccezionale’ e Roberto, nome italiano scelto dagli amici di famiglia, significa anch’esso ‘illustre/splendente di gloria’. Tutto torna. Roberto e Jie hanno lo stesso significato, così come in HE ROberto si può leggere la parola ‘hero’, ed entrambi sono Maggio.
I genitori sono originari della provincia dello Zhejiang, dalla quale proviene la maggior parte della comunità cinese italiana. Nato a Roma nell’anno del gallo, cresce nel quartiere Casalotti e inizia ad approfondire il rap nel 2008 accostandosi soprattutto alla scena romana (TruceKlan, Brokenspeakers, ecc.)
Tifosissimo dell’AS Roma, in fotta con gli Yellowcard (e noi apprezziamo), Maggio cresce col pop punk e il post-rock e fino al 2016 scrive racconti/poesie basandosi molto di più su quello che ascolta di pop punk, più che di rap.
Non c’è Maggio senza Klensheet e non c’è Klensheet senza Maggio. La crew nasce nel 2016 e per lui è tutto: è come una famiglia ed è alla crew che si rivolge quando ha bisogno di consigli spassionati.
Il 7 maggio è uscito il suo nuovo disco Nel Mentre (Lato A) per Asian Fake.
Ciao Maggio - vivi a Milano ma sei nato a Roma da genitori cinesi. In Cina ci sei mai stato?
Sono stato in Cina per la prima volta nel 2004 circa, per un paio di mesi. E la prima cosa che ho pensato non appena arrivato è stata che volevo tornare indietro. Ero piccolo, avevo circa 10 anni e quindi tutto ciò che non mi era familiare mi spaventava: i fusi orari, le persone con cui non potevo comunicare…anche perché capisco il dialetto che parlano i miei genitori, ma non lo so riprodurre…Mi sono trovato spaesato.
Torno dalla Cina e dimentico tutto quello ho vissuto là in quei mesi. Passano gli anni, la Cina cambia e così pure la mia ansia nel ritornarci è aumentata. Torno nel 2011 nel paesino di montagna dei miei genitori per il funerale del nonno, e paradossalmente me la sono goduta di più. Sentendo parlare il dialetto che parlano i miei genitori mi sono sentito a casa e dal quel momento mi sono aperto a quello che all’inizio mi faceva estremamente paura.
Che rapporto hai oggi con la Cina?
Oggi sono molto più aperto nei confronti della Cina…beh ho sempre un po’ paura nel tornarci, anche perché ho cambiato la mia cittadinanza a 18 anni, ed essendo italiano dovrei richiedere il visto; poi ogni volta che ci vado mi scambiano spesso per coreano! So che la mia attitudine e le mie tradizioni sono palesemente diverse dalle loro e non so se riuscirei a rispettarle, più che altro. Questo mi dà problemi perché non voglio andar lì e passare per matto e quindi c’ho paura.
Poi in realtà sono mega tranquillo e sono curioso di scoprire tutto ciò che non ho scoperto in questi anni. Sarebbe molto bello tornarci ogni tanto anche per andare a trovare mia nonna, poi c’è un mio amico che pesca e io vorrei andare a pescare con lui in Cina!
E’ come se la Cina venisse da me e mi dicesse ‘ok dai conosciamoci un po’ di più’.
E ti sei mai sentito spaesato in Italia invece?
Come tutti i cinesi nati in Italia negli anni novanta ho subito quella cosa del dover nascondere le mie origini: ‘non parlo cinese, so’ nato a Roma, so’ cresciuto qua…’. Son cresciuto anche con un’altra famiglia italiana mentre i miei lavoravano e per me sono come una seconda famiglia.
Loro erano di Bracciano e sono cresciuto lì fino ai 5 anni. In quel periodo ho colto tutto quello che c’era da cogliere del modo di vivere italiano e l’ho coltivato. A scuola ero timido oltre che l'unico di origini asiatiche e mi isolavo, ma non essendoci altre vie di fuga a un certo punto mi sono comunque integrato con i compagni di classe anche perché poi di fondo mi ci trovavo bene. Ero magari sempre un po' spaventato, ma poi passa.
Il singolo “Ora Vorrei” è una presa di coscienza sul valore del tempo. Cosa direbbe il Maggio di adesso al Roberto di tempo fa?
Se dovessi parlare col me di tempo fa gli direi che è tutto ok, gli direi: ‘Avevi ragione pensavi che sarebbe andata così e infatti è andata così, pensavo meglio ma è ok’. Fin da piccolo mi son sempre immaginato come sarei stato da adulto e come e perché sarei diventato adulto, quali sono le cose che ti portano a ragionare in un certo modo...
Qual è la differenza (se c’è) tra Maggio e Roberto, come uno influenza l’altro e viceversa?
Maggio e Roberto per tanto tempo sono stati la stessa cosa, il soprannome me lo hanno dato i miei amici: nasce da Roberto Baggio, poi hanno iniziato a chiamarmi Roby Baggio e poi alla fine è diventato Maggio. Molti pensano che sia il mese in cui sono nato, ma in realtà sono nato in ottobre. L’ho ripreso con affetto e l’ho fatto mio, anche perché nomi da rapper non li avrei scelti, non avrei saputo come fare.
Nell’ultimo disco ho pensato più da Maggio che da Roberto, nel senso che ho capito che avrei dovuto gestire meglio certi tipi di cose. Certi tipi di scrittura ti richiedono più energia di quanto poi effettivamente serva. Per me scrivere è sempre stato un motivo per alleviare e ridare indietro delle cose che ho provato, mettendo tutto nero su bianco. Stare male per scrivere non è giusto, ti metti troppa pressione e diventa un approccio malato, allora lì mi sono fermato e mi sono detto: Roberto deve stare bene, Maggio deve lavorare senza chiedere troppo a Roberto. Ho quindi scisso le due parti e ognuna delle due prende elementi dall’altro. Parlare all’infinito di te dopo 4/5 anni inizia proprio a spremerti, per cui ho cercato di estrapolare quelle sensazioni cercando di non renderle troppo autoreferenziali, ma piuttosto usarle per farmi capire con resto del mondo.
Ed è così che nasce “Nel Mentre”…
Il primo pezzo è nato a ottobre 2020 anche se il primissimo freestyle (che poi ho inserito nel disco) è nato il 20 agosto a Roma. A ottobre sono tornato a Milano, dopo aver passato l’estate a Roma e mi era sembrato fosse il momento di fermarmi e di ricominciare. Volevo fare qualcosa che servisse sia a me che agli altri, nel caso avessi voluto parlare agli altri, cosa che poi ho fatto. Qui parlo di come mi sento io nei confronti dell’attualità e di come penso si possa sentire chiunque.
Cosa saresti stato se non fossi stato un artista?
Probabilmente avrei continuato a giocare a pallavolo.
Ho fatto dieci anni di pallavolo agonistico ma poi alla fine giocavo più a calcio che a pallavolo. Solo che l'ambiente del calcio mi terrorizzava e inquietava, mentre nella pallavolo i valori dello sport e la pressione mi sembravano molto più in armonia tra loro.
Ho provato anche a fare qualche lavoro d’ufficio ma mi han fatto venire solo il mal di testa. La creatività mi è sempre andata a genio anche perché non riesco a restare focalizzato su una cosa per troppo tempo, a meno che non sia la musica.
…Ora vado a casa che c’è Atalanta-Roma, mi chillo un pochino e vado a dormire che domani lavoro.
Daje Maggio
Daje
Listen to Nel Mentre - Out now via Asian Fake