Intervista a Leilei Wu

“Mi sento più libera di esprimere la mia creatività qui in Italia. La Natura è essenziale per me: le forme delle mie creazioni sono ispirate alla Natura. Penso che rimanere in Italia possa sicuramente permettermi di entrare maggiormente in contatto con la natura stessa”

Leilei Wu, in cinese 吴雷蕾, è una talentuosa designer di 25 anni originaria di Ningbo, città nella provincia dello Zhejiang. Dal 2019 vive a Milano, dove ha fondato “Las Project”, uno studio specializzato in design 3D, che utilizza materiali sostenibili, rinnovabili e organici.

Dal momento in cui ci siamo ritrovate sulla sua pagina Instagram siamo rimaste immediatamente colpite dalla sua estetica sofisticata e dall’uso di una palette colori che va dal nero ai toni del grigio e del beige, arrivando alla neutralità del bianco.

Leilei passa la maggior parte del suo tempo nel suo studio a lavorare sui suoi progetti. Sono timida, non vado alle feste milanesi e incontrare molte persone di solito mi stressa, dice.

Leilei, infatti, non è abituata a mostrare il proprio volto sui social: “In realtà le persone non mostrano mai veramente il proprio volto. Molti artisti non fanno mai vedere la loro faccia finché non li incontri di persona, sui social postano solo i loro lavori. Quindi vorrei mantenere anch’io un po’ di mistero”.

Abbiamo incontrato Leilei nel suo studio, al Makers Hub di Bovisa, e ovviamente era vestita di bianco e nero.

  • Ciao Leilei – E’ da qualche anno che vivi a Milano, ma sei nata e cresciuta in Cina. Puoi raccontarci qual è il tuo rapporto con la Cina?

Sono nata a Ningbo, nella provincia dello Zhejiang. Non torno in Cina da quando è iniziata la pandemia e al momento non posso ancora tornare dato che molte città sono tuttora in lockdown totale. Un giorno ti svegli e d’un tratto non puoi più uscire di casa!

Sto finendo il master in Scultura all'Università di Brera e sto facendo la tesi in questo momento. È davvero impegnativo studiare qui perché ho dovuto studiare filosofia, ho iniziato a leggere più libri e a preoccuparmi di più di ciò che accade nel mondo. La Cina è super business-oriented: non interessa a nessuno quello che succede a livello globale, ci interessa solo il denaro, siamo ossessionati dall'idea di fare più soldi.

  • Quindi è per questo che hai deciso di venire in Italia, per poter ampliare il tuo lavoro artistico?

Beh sì, sicuramente anche per questo. Sono venuta a Milano nel 2019 per studiare all'Accademia di Brera, dopo una laurea al Jingdezhen Ceramic Institute (JCI), di cui sono davvero fiera 😊. In Italia, anche a Milano, c'è molta gente della provincia dello Zhejiang. Per me il cibo è davvero importante quando scelgo un posto dove stare e Milano è la versione europea dello Zhejiang: qui si possono trovare i sapori autentici della mia terra.

Mentre frequentavo il JCI, alcuni artisti di Faenza sono venuti a Jingdezhen per delle residenze artistiche. Ho iniziato ad uscire con alcuni che facevano scultura, a cui mi sono ispirata, e quindi ho scelto scultura come specializzazione all'Accademia di Brera, ma non potrei essere qui se non fosse per i miei genitori, mi sostengono davvero in tutto!

  • In che modo la cultura italiana ha influenzato il tuo lavoro artistico? Sarebbe diverso se vivessi in Cina?

Mi sento più libera di esprimere me stessa e la mia creatività qui in Italia, e in Europa in generale. Forse non sarebbe lo stesso in Cina, non riuscirei ad esprimermi così liberamente.

Ma alla fine è la mia visione che definisce il mio lavoro, dopo tutto. Sembrerà scontato ma trovo ispirazione da tutto ciò che vedo, da un viaggio in Sicilia a un viaggio più a nord nelle Alpi. La natura è essenziale per me. Le forme delle mie creazioni sono ispirate alla natura, e penso che rimanere in Italia possa sicuramente permettermi di entrare maggiormente in contatto con la natura stessa (tralasciando il fatto che ora vivo in città haha).

  • Parlando delle tue creazioni, puoi dirci di più sul tuo progetto, “Las Project”?

Durante il corso di laurea alla JCI ho studiato stampa digitale e ho iniziato a fare ricerca su nuovi materiali. Non ero molto brava a modellare la ceramica, tant’è che chiedevo sempre ai miei compagni di classe di farlo per me (ride). Quindi non avevo altra scelta che esprimermi attraverso un mezzo diverso. Ho seguito questo corso di stampa 3D e mi ci sono appassionata; a Brera ho avuto modo di conoscere Vittorio Corsini, uno dei docenti di scultura, davvero aperto ad accettare nuove tecnologie. Ho iniziato così Las Project a Milano, anche se ho iniziato a fare ricerca in Cina.

  • Se dovessi scrivere una lettera alla Leilei di qualche anno fa, cosa le diresti?

Niente. Non voglio importunarla. Non ho rimpianti.

Se proprio dovessi dirle qualcosa, le direi semplicemente:

Sii sempre te stessa!’

  • Cosa saresti stata se non fossi stata un’artista?

Penso un ingegnere, forse un ingegnere meccanico, visto che è quello che faccio oggi, aggiustare le macchine (stampanti) che uso.

All images © Contemporary Asia (Ph: Laura Baiardini)

Indietro
Indietro

Un viaggio nei cimiteri del Far East, 2023

Avanti
Avanti

Intervista a Sara Waka